Il Risveglio dell’Innato

Maggio 2019 – Settembre 2021

Premio della Critica per il Risveglio dell’Innato 2021

Pubblicazione sulla rivista Orizzonte Zero

Il Risveglio dell’Innato – acrilico su tela 70×100

Valeria Romsel

Quando questa creatura nasce,

chi la osserva vede un mostro.

Solo i volti dell’ego risuonano

nelle maschere delle emozioni

in cui l’osservatore si nasconde.

Cieco di fronte al Risveglio dell’Innato.

Valeria Romsel

La mia interpretazione del Risveglio dell’Innato:

Questa strana creatura è spesso fraintesa.

Definita la nostra anima per gli spirituali, il nostro cervello per i razionali, il nostro cuore per i sentimentali, ognuno può usare il suo termine, ma ciò che si racchiude nelle profondità del nostro Essere è la nostra essenza, l’intrinseco di noi stessi senza il quale non esisteremmo neanche come cenere. L’Innato è ciò che esiste da sempre e rinasce ad ogni vibrazione del cosmo risvegliandosi e sopendo nel corso di quegli istanti definiti esistenza.

Ad ogni nascita apre gli occhi al mondo come Essere di luce, di speranza, gioia, pura ingenuità. Non comprende come la sua luce possa mai sopire, ma quando osserva gli Innati consumati dal tempo, vede la tristezza nei loro cuori, vede il loro animo perseguitato dalle scelte compiute contro la propria natura. L’innato appena risvegliato alla vita, se ne addolora, ma sorride per ricordare a quel mondo la gioia dell’Essere. Tuttavia, le pesanti maschere architettate sui volti dei suoi simili lo colpiscono e l’Innato sente il bisogno di proteggersi. Si nasconde, osserva, imita, attacca, si confonde nella folla, trova corazza tra gli altri feriti, diventa ciò di cui ha bisogno, mente, ha paura, rabbia, frustrazione, si trasforma. Infine le maschere di dolore ricoprono i suoi punti deboli, fluide si adattano celando il suo vero sé. L’Innato ormai compresso sotto l’identità costruita, lotta disperatamente per non lasciarsi cadere in un eterno letargo.

Deformato dalle sue paure, dalle influenze di chi lo ha amato e odiato, costretto dal giudizio e la critica, corrotto dal distacco, l’Innato scalpita.

Spinto da un’emozione che non sa spiegare, desidera la vita, la libertà da tutti i costrutti che lo obbligano in una posizione che non avrebbe mai assunto. il cuore palpita costringendo i suoi arti a muoversi, la ragione, la mente permettono di comprendere che esiste. Il suo occhio sinistro si spalanca, l’intuito lo avvisa che sta per svegliarsi e potrà ricordare chi è. In quel momento, ciò che esiste solo quando è osservato si immobilizza, di fronte al suo sguardo c’è un altro Innato. L’osservatore.


L’idea di questo dipinto mi ha attraversato la mente molti anni fa, quando avevo 17 anni circa. Vedevo i miei coetanei e me stessa tanto cambiati nel tempo da essere irriconoscibili, in ognuno di noi albergava l’inadeguatezza e l’arroganza, ci si imitava a vicenda e si ricoprivano ruoli innaturali per la propria personalità pur di essere protetti all’interno di un gruppo. Mi trovavo coinvolta in queste emozioni anche io, ma riuscivo ad osservarle, me ne esternavo e cercavo di comprenderne la natura. In questo modo trovai le ferite invisibili dell’anima rattoppate dalla rabbia, il dolore provocato trasformato in paura e indecisione. Maschere d’arroganza per trovare forza, o di timidezza per cercare conforto, una cadenza esasperata per far scena, l’abbigliamento per affermare un’identità. Eravamo tutti ricoperti d’illusioni.

Non è mai facile restare presenti nel sè, ma ogni tentativo avvicina al Risveglio, il mio dipinto è un invito ad osservare dentro di noi, ad ascoltare chi realmente siamo e strappare i costrutti in cui ci siamo incatenati, smettendo di limitare il nostro potere di creazione.


Ho realizzato questo dipinto in due anni e mezzo, la prima bozza che feci a matita risale al maggio del 2019. Ho utilizzato esclusivamente pennelli e pittura acrilica, lasciando e riprendendo moltissime volte, la pausa più lunga durò perfino sei mesi. Fu un rapporto di amore/odio ma Infine nel settembre del 2021 diedi l’ultimo colpo di pennello e considerai l’opera conclusa.

Valeria Romsel

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