Di Valeria Romsel
QUI trovate una mia intervista realizzata da Serena Barsottelli. In ogni domanda ha mostrato il suo sensibile spirito d’osservazione e la ringrazio per questo.

La mia storia
Nasco ad Amsterdam il 18 luglio del 1993 sotto il segno del cancro.
Mia madre non avrebbe potuto avere figli, ma una singolarità volle la mia nascita, così in una mattina incupita da un pallido cielo nuvoloso, tipico dell’estate olandese, io aprii gli occhi al mondo per la prima volta, accompagnata dal Sole che emerse improvviso dalle nubi dandomi il benvenuto in questo mondo. Il medico guardò la luce calda che risplendeva nella stanza e con la gioia di chi aveva svolto correttamente un importante compito, disse: “Today is Sunday, and it’s sunny.” ovvero: “Oggi è domenica”, il giorno ddedicato al Sole nelle lingue germaniche, “e c’è il sole” .
Vi potrebbe far sorridere l’ingenuità, ma questa impronta mi donò un amore per l’universo che sentivo mi avesse accolta.
Passati appena otto mesi tornammo in Italia, terra nativa della mia famiglia, e ci stabilimmo vicino Roma. Nei primi anni della mia vita ero ricca di una profonda saggezza infantile, riuscivo ad osservare oltre me stessa e a comprendere gli altri senza farmi influenzare dalle loro emozioni. Cercavo con comprensione le ragioni della cattiveria e della paura negli occhi di chi avevo di fronte, vedevo nell’invidia e nell’egoismo il dolore che bambini tanto piccoli avevano già subito. L’incomprensione, la solitudine che un genitore troppo impegnato non riesce a vedere, colpiva i loro piccoli cuoricini e io che mi sentivo amata dalla mia famiglia e dall’universo stesso, osservavo impotente il loro Innato soffocare, sotto le maschere d’identità che si formavano ad ogni colpo ricevuto e pian piano vedevo i miei amici spezzarsi inesorabilmente, uno dietro l’altro.
La mia vita non era poi così tanto propensa alla felicità, eravamo “indigenti“, come amava scherzare mio padre; sentivo fin troppo spesso il suono delle ambulanze, la malattia colpiva spesso entrambi i miei genitori e così vedevo fin troppi ospedali, tuttavia la gioia che mi riempiva il cuore ampliava la visione e per me tutto ciò che poteva colpire un’esistenza trovava la sua causa in un blocco emotivo, in un duro colpo che era stato inferto al proprio Innato. Ogni cosa scivolava fluida nell’eternità e trovavo ragione persino al caso, ma come per ognuno, prima o poi, giunge il giorno in cui un colpo ben assestato spezza il delicato equilibrio tra materia e spirito. Avevo 7 anni e questo mi permette di ricordare bene ogni istante in cui mi sono allontanata da me stessa. Nonostante me ne rendessi conto anche in quel momento, fu più forte di me; la rabbia, la gelosia che era l’insofferenza di vittime divenute carnefici iniziò a colpirmi, e provai anche io la stessa insofferenza esistenziale che vedevo incomprensibile fino a poco tempo prima.
Continuai a vivere tralasciando chi fossi realmente, adattandomi a questo nuovo approccio, e lasciai comunicare il mio Innato attraverso l’arte riuscendo così a mantenere un filo conduttore che mi legasse alla mia parte profonda.
Già a 6 anni avevo scoperto in me una particolare predisposizione al disegno dal vero, ma i miei interessi erano tanto vari da impedirmi di soffermarmi su qualcosa. Mi diressi così verso le materie scientifiche seguendo l’amore per la fisica e la matematica che mi aveva trasmesso mio padre e in primo superiore mi iscrissi al piano nazionale informatico del liceo scientifico Pascal. Lì avrei dovuto affrontare un programma aggiuntivo di fisica e non ne potevo essere più felice, tuttavia mi accorsi subito di come lo studio fosse diretto verso le materie umanistiche, anzichè le materie scientifiche. Mi trovai a studiare più di quanto fossi disposta e persi immediatamente interesse, passando ad una classe normale dello scientifico in secondo superiore. Lì al contrario mi pervase la noia, la matematica era divenuta ormai un miraggio e fisica l’avrei vista in quarto superiore, quando il mio spirito sarebbe divenuto arido.
A quel punto ebbi modo di iniziare ad approfondire le mie capacità artistiche, ispirate dall’amore di mia madre per la vita e l’arte. In terzo superiore m’iscrissi all’istituto d’arte Pablo Picasso, purtroppo la mia attenzione soffriva nel concentrarsi in un studio disorganico tra le materie, non ebbi la pazienza e dopo qualche mese decisi di concludere l’anno da privatista, ottenendo l’attestato di maestra d’arte in grafica pubblicitaria.
Le circostanze della vita mi portarono ad iniziare a lavorare nel campo del promozionale raggiunta la maggiore età, quando all’improvviso mi trovai a confronto con il mondo della vita cruda. Il lavoro che occupava gran parte delle mie giornate, l’impegno che non era mai sufficiente per godere di una vita serena, bollette, spese, la casa perennemente da pulire e persino la necessità di mangiare e quindi cucinare era diventata un tormento. Ma anche in quei giorni trovavo un piccolo spazio di tempo da dedicare all’arte, a me stessa e all’universo.
Nel 2015, quando avevo circa 22 anni decisi di provare la pittura, e trovai ciò che mi permetteva di comunicare. Accettai la mia vocazione. Impiegai 6 anni di attenta sperimentazione con olio e acrilico, seguendo alcuni grandi artisti su youtube e dando una scorsa alla teoria quando serviva, mi interessai particolarmente della vita e delle creazioni degli artisti italiani del 1500-1600 riscoprendo la storia del nostro passato nei loro dipinti e prediligendo la cura e l’attenzione della loro tecnica, al modernismo portato verso l’essenziale. Tuttavia ogni pregiudizio va dissolvendosi nella sua esplicazione e come in un Picasso vedevo solo caos senza senso, mi trovai costretta ad accettare che la vita poteva diventare tanto corrotta da esserne distorta, la guerra è caos senza senso e Picasso era riuscito a portarmi nel suo mondo con quelle linee che trovavo prive d’armonia e significato.
Molti giorni sono sati difficili e a volte ho creduto di perdere tempo senza concludere niente, invece stavo migliorando, ogni momento che ho dedicato alla mia passione prende vita oggi nelle mie tele. Per questo sono felice di aiutare chiunque abbia bisogno di imparare se c’è qualcosa che può essere utile della mia esperienza.
Trascorsi questi sei anni di evoluzione i miei dipinti riescono a esprimere il messaggio dell’Innato e la mia parte di vita dedicata all’arte ha inizio.
30 settembre 2021
Valeria Romsel
work in progress

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